PIETRASANTA. Nuovo appuntamento con A Spasso con Galatea, la rubrica dedicata all’arte, alla cultura, alla storia e alle tradizioni della nostra Versilia, realizzata grazie a Stefania e Tessa del blog Galatea Versilia.

 

E’ ormai assai noto che la città di Pietrasanta deve la sua nascita a Guiscardo, nobile milanese appartenente all’omonima famiglia. Ma chi sono i da Pietrasanta? Il loro nome compare per la prima volta in un documento del 1039 e sappiamo che il loro palazzo sorgeva nei pressi dell’attuale via Dante, zona centrale di Milano.

Da generazioni antimperiali hanno vissuto momenti storici importanti come la battaglia di Legnano e l’assedio di Milano da parte di  Federico Barbarossa con la conseguente perdita del proprio palazzo.

Per molti studiosi il nome “da Pietrasanta” è da far risalire alla località milanese nominata precedentemente, mentre per altri alla Pietra Santa, un tempo custodita nella cappella vicina dove S. Ambrogio avrebbe vinto la battaglia contro gli Ariani.

foto Galatea Versilia
foto Galatea Versilia

 Scalabrella Diamondo in “Vita eroica del milanese Guiscardo da Pietrasanta” mostra un disegno della pietra: una colonna mozzata in marmo africano scavata nella parte superiore per contenere l’acqua benedetta. Come già detto in un precedente articolo il cippo è stato custodito fino al 1888 all’interno della chiesa di San Nazaro, ma  dopo la distruzione di quest’ultima è stata trasferita in San Vincenzo in Prato. (per saperne di più  http://galateaversilia.wordpress.com/2013/06/10/le-origini-milanesi-di-pietrasanta).

 I Pietrasanta erano di fazione guelfa, hanno partecipato alle lotte contro Federico II e hanno ricoperto vari incarichi pubblici. Pagano da Pietrasanta, padre di Guiscardo, è stato podestà di Bologna (1230) e di Genova (1232) e gli zii Gabriele e Guido rispettivamente podestà di Como (1251) e di Modena (1250 e 1260). Guiscardo ha invece ricoperto tale carica a Genova (1252), a Firenze (1254) e a Lucca (1263-1264)  assumendo poi la carica di Rettore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia sotto il pontificato di Urbano IV. Tale incarico gli costò la vita: intento a ricostruire i domini della Chiesa cercò di conquistare il feudo appartenente ai tre fratelli di Bisenzo (Nicola, Giacomo e Tancredi), ma i nobili ghibellini lo trassero in una imboscata. Avendo ferito a morte Nicola, Giacomo si scagliò brutalmente su Guiscardo strappandogli la lingua dalla gola e il cuore la petto, come ricorda lo Scalabrella.

Il papa, inorridito dalla vicenda, chiese giustizia al popolo viterbese e ai suoi magistrati, ma Giacomo e Tancredi erano fuggiti in Maremma sotto la protezione del Conte Paladino. La città di Orvieto emanò l’ordinanza di morte in contumacia contro i fratelli, la confisca dei loro beni e la decadenza dai feudi di Capodimonte e Bisenzo, ma la sentenza non venne mai attuata. Alla decisione papale di occupare il feudo per toglierlo dal dominio di Orvieto i  cittadini risposero chiamando Giacomo e Tancredi in aiuto. Urbano IV offeso abbandonò la città. Ma la fuga della corte papale creò gravi danni all’economia della città e il malcontento si riversò sui fratelli.

foto Galatea Versilia
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 Guiscardo aveva un figlio: Pagano. La sua tomba è custodita nel portico della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Il coperchio del sarcofago in granito riporta lo stemma della famiglia e il seguente epitaffio:  “Qui giace Pagano da Pietrasanta cavaliere e capitano dei Fiorentini, il quale morì nell’anno del Signore milletrecento, al cui funerale intervennero quattro cardinali”. La sepoltura è del figlio di Guiscardo, capitano del popolo a Firenze nel 1288. Al centro è possibile vedere stemma della famiglia.

Stefania Neri, Galatea Versilia

 

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